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Orecchio musicale: quando lo spartito si guarda con le orecchie
15 dicembre 2023

L’orecchio musicale è un’abilità che consente di riconoscere appunto “a orecchio” tutte le parti che compongono la musica: nome e altezza delle note, ritmo, intervallo fra una nota e l’altra… Tuttavia, anziché definire l’orecchio musicale come un’abilità, sarebbe più corretto parlare di diverse abilità, che manifestarsi insieme o anche singolarmente nella persona. Dovremmo infatti parlare di:

  • orecchio assoluto
  • orecchio relativo

Un dono più grande dell’orecchio musicale: l’orecchio assoluto

Con l’espressione orecchio assoluto si intende la capacità di riconoscere l’altezza e la tonalità delle note e di riprodurre una melodia anche senza avere davanti lo spartito. Tale capacità si manifesta già durante l’infanzia come una capacità innata. Tuttavia, le opinioni dei ricercatori sul perché si sviluppi l’orecchio assoluto sono discordanti. Non si sa infatti ancora con certezza se esso derivi da fattori ereditari o educativi.

La teoria più diffusa afferma che l’orecchio assoluto si sviluppi nello stesso periodo in cui si apprende la lingua madre. In letteratura medica, questa fase prende il nome di “finestra critica”. Durante il primo anno di età i neonati sono in grado di assimilare oltre 2000 fonemi, abbastanza cioè per riprodurre i suoni di tutte le lingue del mondo. Dopo gli otto mesi però, il bambino si dedica all’apprendimento della sola lingua madre, perdendo la capacità di riconoscere i fonemi delle altre. Non a caso, questo principio viene denominato “use it or lose it”, in italiano “o lo usi o lo perdi”. Lo stesso principio si applica anche ai 12 suoni della scala cromatica. Il bambino li assimila durante la “finestra critica” e, se gli viene insegnato il linguaggio musicale, impererà a dare un nome a suoni che già ha imparato a distinguere.

Il legame fra fonemi della lingua madre e orecchio assoluto troverebbe conferma anche nel fatto che la maggior parte delle persone dotate di orecchio assoluto è di origine asiatica. Le lingue asiatiche sono infatti assai ricche di fonemi, di certo molto più della lingue di neolatine o anglosassoni. In molti casi, è l’intonazione  a determinare il significato di una determinata parola.

L’orecchio relativo

L’orecchio relativo permette di riconoscere gli intervalli tra una nota e l’altra, di capire come sono legati tra loro i suoni, comprendere l’armonia di una composizione. A differenza dell’orecchio assoluto, questo tipo di orecchio musicale non è una capacità innata, ma si sviluppa dopo anni e anni di esercizio e studio. Al giorno d’oggi ci sono programmi di Ear Training molto validi, facilmente accessibili a tutti. Ma come mai questa capacità non può essere innata o ereditaria? La risposta è semplice. Gli intervalli tra le note non sono un dato oggettivo, ma sono frutto di una determinata cultura musicale.

I personaggi famosi con orecchio assoluto

Ogni musicista che si rispetti possiede orecchio musicale o, come si dice in gergo, “ha orecchio”. Ma quanti fra i grandi artisti del passato e del presente erano dotati di orecchio musicale?

Fra i grandi della musica vissuti nei secoli scorsi bisogna senza dubbio ricordare due grandissimi compositori della prima scuola di Vienna: Ludwig van Beethoven, noto anche per aver sofferto fin da giovane di ipoacusia, e Wolfgang Amadeus Mozart.

Anche alcuni dei musicisti più famosi dei nostri giorni sono (o erano) dotati di orecchio assoluto:

  • Michael Jackson
  • Frank Sinatra
  • Stevie Wonder
  • Jimi Hendrix
  • Celine Dion
  • Barbara Streisand

E tu? Conosci qualcuno con orecchio assoluto o con orecchio musicale?

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